13 Lug 2008

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Un altro mondo è possibile? L’esperienza di Nomadelfia

Un altro mondo è possibile? L’esperienza di Nomadelfia

Nata dal sogno di don Zeno Saltini, il quale ha voluto dimostrare con la sua vita ad un commilitone ateo la presenza di Cristo nella vita degli uomini, ma non solo a lui, Nomadelfia è una comunità in cui si vive la fraternità in modo essenziale, naturale, limpido, un mondo in cui il vile denaro non esiste, in cui si può vivere in pace, a contatto con gli altri seguendo le leggi del Vangelo. Sembra quasi un’utopia, eppure una comunità del genere esiste, si trova in Toscana, a quattro chilometri da Grosseto. Ma parliamone con Francesco di Nomadelfia, responsabile dell’archivio.
Francesco, qual’è il significato che Nomadelfia vuole comunicare al mondo?
Il nome Nomadelfia significa “legge di fraternità”. Nomadelfia vuole proporre al mondo la possibilità di creare un modo di vivere, una società, una civiltà il cui fondamento sia la fraternità. Siamo cattolici e cerchiamo di vivere il cuore del Vangelo: la fraternità, in tutta la nostra vita.
Come si struttura la vostra comunità?
La nostra comunità è una popolazione di circa 50 famiglie, che vivono mettendo in comune i beni.
Dal punto di vista organizzativo i Nomadelfi formano un’Assemblea che ha il potere di prendere le decisioni, gli indirizzi della vita comunitaria, e nello stesso tempo elegge i vari organismi: la Presidenza (che ha il potere esecutivo), il Consiglio Amministrativo (per l’aspetto economico), il Collegio dei giudici (che ha il compito di conciliatore, in caso di frattura dell’unità), il Consiglio degli Anziani e il Successore del Fondatore (un sacerdote, che garantisca il cammino in sintonia con la natura di Nomadelfia).
Le famiglie non vivono isolate, ma unite in gruppi di 4 o 5 famiglie (i gruppi familiari), condividendo la vita durante il giorno per la cura dei figli, i pasti e i lavori in casa.
Nomadelfi non si nasce ma si diventa. In che senso?
Non è automatico diventare Nomadelfi. È la risposta ad una vocazione ad una vita comunitaria. Perciò alla maggiore età sia un giovane nato in Nomadelfia che un giovane proveniente dall’esterno sono alla pari: devono presentare una domanda, che significa l’inizio di un cammino di approfondimento per valutare se questa è la vita alla quale sono chiamati. Al termine di un periodo di tre anni, se la persona viene accettata come Nomadelfo, sottoscrive la Costituzione sull’altare.
Nella vostra comunità non esiste il denaro. Come procedete agli scambi?
All’interno non sussiste il problema dello scambio. Ci sono dei magazzini, sia per i viveri, che per vestiti. Per i viveri c’è una distribuzione nei vari gruppi familiari, che tiene conto del numero delle persone, ma anche delle varie necessità particolari. Per il vestiario e le scarpe ognuno può andare a prendere ciò che gli è necessario. Per i rapporti con l’esterno si usano i soldi, anche se molte volte avvengono donazioni di vari beni. Nomadelfia da parte sua offre gratuitamente gli spettacoli che organizza durante l’estate nelle piazze italiane. E senza un prezzo di copertina diffonde le sue pubblicazioni perché il rapporto di fraternità supera l’idea del commercio.
I figli sono affidati alle famiglie con le parole di Gesù: “Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre” . Vuole spiegarci in che misura si svolge ciò?
Fin dalle sue origini Nomadelfia ha accolto figli dall’abbandono, provenienti da situazioni di difficoltà familiare e sociale. Nella sua storia sono rinati in Nomadelfia più di 5000 figli. Anche oggi i figli vengono affidati a Nomadelfia dai tribunali per i minorenni e vengono accolti nelle nostre famiglie come figli in senso pieno, alla pari con i figli nati dal matrimonio. Per questo l’affidamento all’altare ci richiama questo fatto importante: per Gesù non ci sono figli di serie A o di serie B, ma sono tutti uguali. Dal punto di vista della fede, questi figli sono legati dallo spirito che è più forte del legame del sangue.
E il lavoro come è regolato?
Ognuno lavora secondo le sue capacità e deve essere disponibile, come in ogni famiglia, a qualsiasi attività richiesta dalla vita comunitaria. Normalmente ogni persona cura un’attività specifica, ma i lavori ripetitivi, faticosi e che richiedono un impegno prolungato si fanno insieme. È una grande esperienza di condivisione fraterna in cui tutti le persone valide partecipano al lavoro: si chiamano lavori di massa. Insieme si potano le viti, si vendemmia, si raccolgono le olive… insieme si cura il montaggio e lo smontaggio delle attrezzature per gli spettacoli estivi. Altri lavori si fanno a turno, come la cura della stalla, l’accompagnamento dei visitatori, ecc.  Il punto fondamentale è che non ci sia né servo, né padrone ma che la fraternità si viva anche nel lavoro. Nessuno di noi è pagato per il lavoro che fa, ma condivide con i fratelli e con chi ne ha bisogno i prodotti del lavoro.

Fondata da don Zeno Saltini il quale nel 1931, diventando sacerdote, si fa padre di un giovane che esce dal carcere, Nomadelfia ha accolto 5.000 figli.
Attualmente la comunità è composta da 340 persone, divise in 50 famiglie. Cinque famiglie insieme formano un “gruppo familiare”. Questi sono in totale 11. Per evitare che il gruppo familiare diventi a sua volta un centro di egoismo ogni tre anni la presidenza scioglie i gruppi familiari e li ricompone con altre famiglie. Ciascuna famiglia, naturalmente, rimane sempre unita e porta con sé soltanto gli effetti personali.
All’interno della comunità, a quattro chilometri da Grosseto, non esiste la proprietà privata, non esiste il denaro. Per lo Stato italiano Nomadelfia è un’associazione, organizzata sotto forma di cooperativa di lavoro. Internamente vige una Costituzione ispirata al Vangelo. È una democrazia diretta in cui vige una Assemblea che esercita il potere legislativo ed elegge le cariche costituzionali. Essa è formata da tutti i membri della comunità. Per quanto riguarda le leggi e le decisioni per le cariche costituzionali vengono approvate a maggioranza, e devono essere confermate con voto di unanimità.
Il potere esecutivo spetta alla Presidenza, la quale organizza la vita quotidiana. L’amministrazione è affidata al Consiglio Amministrativo. Il Consiglio degli Anziani elegge e controlla l’Economato, e arbitra in caso di mancata unanimità dell’Assemblea. Il Collegio dei Giudici interviene nei casi di contrasto, e vigila sulla costituzionalità degli atti di tutti gli organismi. Il Successore del Fondatore è un sacerdote, il quale garantisce che la vita si svolga in armonia con lo spirito del fondatore, del Vangelo e della Costituzione. Il lavoro svolto all’interno della comunità contribuisce al benessere della comunità stessa.
I lavori pesanti vengono svolti con la collaborazione di tutti, al fine di non farlo gravare solo su alcuni. Il sistema scolastico è basato sulla c.d. scuola vivente, ovvero fondata sull’idea che “ogni momento della vita è scuola in quanto l’ambiente familiare, sociale e naturale nel quale i ragazzi vivono è di per sé educativo”.

Angela Allegria
1 ottobre 2007
In www.7magazine.it

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