9 Dic 2008

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Fare impresa per gli Stranieri in Italia e Finanza Islamica

Fare impresa per gli Stranieri in Italia e Finanza Islamica

Si terrà a Bologna sabato 13 dicembre 2008 il secondo convengo nazionale dal titolo “Fare impresa per gli Stranieri in Italia e Finanza Islamica”, organizzato da ANIMI, Associazione Nazionale per l’immigrazione, in collaborazione con Acai, Confimea e FederImmigra.
L’evento, a cui parteciperanno docenti universitari,esperti del settore e personalità del mondo giuridico, economico e politico, si articolerà in tre diverse sessioni all’interno delle quali verrà analizzato il ruolo che gli immigrati ricoprono nel nostro Paese, le loro attività professionali. le proposte di ANIMI FederImmigra. E’ prevista inoltre una tavola rotonda all’interno della quale discutere le problematiche legate al fenomeno politico, sociale ed economico che coinvolge tanto gli italiani quanto gli stranieri.
In un Paese come il nostro, crocevia di popoli diversi già da tempi remoti, il dialogo è l’unica via per appianare gli inevitabili contrasti derivanti dal contatto fra culture, lingue, modi di pensare.
Nel momento in cui i migranti si stabiliscono in Italia si pone la questione legata al loro sostentamento e nulla vieta di far crescere l’economia di un Paese attraverso l’impegno di coloro che, seppur non nati in esso, vi si sono stabiliti ed hanno creato una rete umana di affetti, il centro della loro vita proprio in esso, soprattutto alla luce della globalizzazione.

“Lo sviluppo economico dei Paesi ricchi – spiega l’Avv. Mario Pavone, presidente di ANIMI – è legato alla crescita intensiva delle nuove tecnologie e alla globalizzazione ed ha ulteriormente aggravato lo squilibrio già esistente con i Paesi in via di sviluppo.
Ciò ha creato le premesse per l’accentuarsi dei flussi migratori,causati tra l’altro anche dai conflitti etnici e regionali, dalle persecuzioni politiche e dalla povertà.
Per questa ragione, l’immigrazione oggi rappresenta un problema per l’Europa, ancor più per l’Italia, dove il numero degli extracomunitari supera i 4,2 milioni di regolari con un trend in costante aumento.
Eppure, finora il tema dell’integrazione e dell’immigrato regolare in quanto lavoratore non è mai stato affrontato in un’ottica “ne’ sindacale ne’ datoriale”.
Sta di fatto che i Migranti, se non muoiono annegati prima di sbarcare a Lampedusa;se non vengono rispediti col foglio di via per non essere riusciti a dimostrare di aver diritto allo status di rifugiati politici; se ancora, una volta entrati in Italia, non decidono di cambiare Paese o tornare indietro, gli immigrati che resistono e,nonostante tutto, riescono a rimanere, diventa no imprenditori,magari di piccolissime aziende,ma è ormai un fatto che la tendenza è questa: fuga dal lavoro dipendente per il salto verso attività in proprio”.

“In presenza di un alto livello di strumentalizzazione politica del fenomeno – continua – si è portati a fermare l’attenzione sulle difficoltà dell’integrazione, anziché sui dati reali della ricchezza, prodotta grazie agli immigrati.
Peraltro, le migrazioni richiedono cultura adeguata, organizzazione sociale e capacità d’intervento lungimirante e non strumentale, elementi, questi, che spesso sono mancati nelle scelte politico istituzionali ed economiche.
Gli accordi di Schengen sulla circolazione sono la dimostrazione che la scelta di non ridurre tutto alle questioni di Pubblica sicurezza e alla repressione dei reati può essere assai proficua sotto molti punti di vista.
Poiché, in Italia, dopo la legge 40/88, si è avviata una nuova fase di governo dei flussi migratori, occorre ora accelerare l’attuazione della normativa vigente (Legge Bossi – Fini), con alcuni adegua menti per rafforzare il controllo del fenomeno della clandestinità ma anche per ampliare la possibilità di inserimento dei lavoratori e delle imprese straniere.
Si pensi, ad esempio, agli accordi bilaterali sulla sicurezza delle frontiere e sulla lotta alla criminalità che, senza stravolgere il legame tra il permesso di soggiorno e il rapporto di lavoro, con sentono all’immigrato di operare e vivere nel paese ospite in un quadro di legalità.
Infine, poiché si agisce nel quadro di un’Europa sempre più unita, dovranno essere le istituzioni comunitarie a impostare una strategia efficace per la gestione dei flussi migratori”.

Angela Allegria
9 dicembre 2008
In www.modica.info

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