9 Giu 2008

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Etna. Traffico aereo e circolazione in tilt. Intervista a Dr. Daniele Andronico dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Catania

L’attività vulcanica dell’Etna non accenna a placarsi. Il traffico aereo sull’aeroporto di Fontanarossa continua ad essere sospeso nelle ore notturne. La cenere si riversa ancora sulla provincia di Catania inducendo il Comune di Adrano a chiedere lo stato di calamità.
Ma qual è la situazone effettiva dell’Etna?
Lo abbiamo chiesto al Dr. Daniele Andronico dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Catania, il quale ha accettato di rispondere.

Quale è la situazione attuale dell’Etna?

L’Etna è un vulcano attivo a condotto aperto. Questo significa che anche quando apparentemente non vi sono eruzioni perché nessun materiale solido viene emesso dai crateri, all’interno dell’edificio vulcanico sia il magma che i gas magmatici in esso contenuti non stanno mai fermi e in certo senso preparano le eruzioni future.
In questi ultimi mesi il vulcano è di nuovo in attività eruttiva. In particolare, tra il 14 e il 24 luglio 2006 è ripresa l’attività esplosiva presso il Cratere di SE (CSE). L’ultimo episodio di fontana di lava che aveva interessato questo cratere era avvenuto 5 anni fa, esattamente il 17 luglio 2001. L’eruzione di luglio 2006 è stata breve, ma è stata la premessa di una ripresa pressoché persistente dell’attività sommitale a questo cratere, che è il più giovane tra i crateri sommitali dell’Etna, essendosi iniziato a formare nel 1971.
Nella notte tra il 30 e il 31 agosto, infatti, è cominciata una debole attività stromboliana presso la sommità del CSE, mentre dal 4 settembre è ripresa anche l’attività effusiva.
Dal 5 settembre al 28 novembre 2006, inoltre, il CSE è stato interessato da una serie di episodi principali di forte attività esplosiva (almeno 16), di tipo prevalentemente stromboliano. In genere questi episodi sono preannunciati dalla rapida risalita del tremore vulcanico e dall’inizio pressoché simultaneo dei fenomeni esplosivi al CSE.
La durata degli episodi si è andata gradualmente riducendo nel tempo, passando da pochi giorni a meno di 24 ore. Nelle ultime settimane la fase parossistica degli episodi si è ridotta a poche ore. In genere, durante questi eventi vengono prodotte colate laviche dal cratere oppure da fratture che si aprono lungo il fianco del cono. Oltre all’attività esplosiva, si sono aperte alcune fessure eruttive, in particolare tra il CSE e il cratere sommitale adiacente, la Bocca Nuova, dove più volte sono fuoriuscite colate laviche della lunghezza da poche centinaia di metri a pochi km, che si sono dirette verso S-SW senza provocare alcun danno. La frattura eruttiva principale, tuttavia, si è aperta il 13 ottobre sotto il CSE ad una quota di 2800 m circa. Da questa frattura è incominciata un’attività effusiva continua, che tuttavia ha mostrato variazioni nel tasso effusivo. Le colate che fuoriescono da questa frattura si riversano nella Valle del Bove, una zona desertica del versante orientale del vulcano, dove ad oggi hanno formato un discreto campo lavico.

La pioggia di cenere che si è riversata su Catania da cosa è causata e cosa provoca?

Da settembre ad oggi il CSE ha più volte dato origine ad emissioni di cenere. In generale la cenere è il risultato dell’attività esplosiva, in quanto il gas contenuto nel magma cerca di essolvere (cioè di liberarsi) producendo frammenti di magma di dimensioni variabili (da metriche a sub-millimetriche). In vulcanologia la cenere viene definita come la frazione “piroclastica” più fine, caratterizzata cioè da dimensioni inferiori a 2 mm. La cenere formatasi durante i periodi di forte attività esplosiva si è sollevata sopra il CSE per centinaia di metri, ed è stata poi presa in carico dai venti dominanti che l’hanno trasportata ad alcuni km di distanza dal centro eruttivo, dove poi è ricaduta al suolo.
Tra settembre e ottobre, tuttavia, la cenere prodotta è stata poca ed è stata dispersa prevalentemente sui versanti più alti del vulcano, mentre sui paesi è stata poco percepita dalla popolazione a causa delle scarsa quantità ricaduta. In seguito, invece, l’intensificarsi dei fenomeni esplosivi con brevi fasi di fontane di lava, ha causato una maggiore ricaduta di cenere che in numerosi paesi dell’Etna e a Catania è durata anche diverse ore. Nel mese di novembre, inoltre, altre cause hanno contribuito all’emissione di cenere, quali crolli intra-craterici, fenomeni di collasso, frane, e apertura di fratture lungo i fianchi del cono. Infine la cenere è stata segregata anche durante periodi di intenso degassamento al CSE, cioè di abbondante fuoriuscita di gas magmatici che hanno trascinato con sé verso l’alto le particelle di cenere.
I danni che può causare la pioggia di cenere sono diversi. In questo momento quello più percepito è al traffico aereo, in quanto le ceneri possono produrre danni sia agli aeromobili che alle piste dell’aeroporto. Altri disagi possono essere arrecati alla circolazione stradale, alle coltivazioni, alle reti fognarie, ecc. Per quanto riguarda gli effetti sull’uomo, infine, solo in seguito alle eruzioni 2001 e 2002-03 (in cui vi fu una prolungata ricaduta di cenere durata da settimane a mesi) sono stati avviati studi specifici di tipo medico, in particolare per comprendere la pericolosità dovuta alla respirazione delle particelle più fini sia durante la ricaduta che nei giorni successivi a causa della loro rimobilizzazione nell’aria.

I terremoti che si susseguono in Sicilia sono ricollegabili all’attività sismica del vulcano?

In Sicilia coesistono alcune aree all’interno delle quali sono presenti diverse strutture tettoniche. Queste strutture generalmente si muovono indipendentemente dall’attività del vulcano, dando così origine ai terremoti. I terremoti registrati sull’Etna, oltre ad essere generati dal movimento delle strutture tettoniche che risiedono nel vulcano, sono spesso ricollegabili allo stress causato dalla dinamica del magma. Per questo motivo questi ultimi vengono definiti terremoti “vulcano-tettonici”.

Angela Allegria

3 dicembre 2006
In www.7magazine.it

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