27 Mag 2010

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A scola guida (Seconda parte)

Alla signora Santamaria, signora consorta di Pasqualino, maragià, gli fu assegnato la prima lezione di guida alle ore 9,00 del mattino. “ Più che artro- diceva il signoro consorto- perchè a testa è ancora frisca e po’ capiri meglio a machina che ci deve ‘naparare Cicchevara.”

Per il povero signor Piero non c’erano speranze: la sua barba era stata associata a quella del mitico Che Guevara e l’antipatia per l’istruttorio, malgrado l’assicurazione dello scopino perfetto, era ormai entrata ‘no sangu di Fiorellino.
“ Bene signora Santamaria, mi presento mi chiamo Pietro Sanpietro.(Non è un errore di stampa. All’anagrafe risulta con la n: con ogni probabilità l’errore parte dall’impiegato dell’anagrafe di Roccaportello, il paese di nascita dell’istruttore.) Si ritiene psicologicamente pronta ad iniziare la lezione? A mai guidato o è la prima lezione in assoluto? Non si preoccupi, sono ben disposto a farla diventare una bravissima conducente. Dalla nostra autoscuola si esce, non solo con la patente, ma subito in grado di guidare da soli. Certo, se lei non ha mai portato la macchina, ci vorrà qualche lezione in più, ma, le assicuro, non saranno soldi sprecati. Possiamo iniziare? La macchina è questa nuovissima Seicento comprata nuova per l’autoscuola, l’ideale per i principianti, e poi, vedrà, come entrano bene le marce. Possiamo andare.”
A Pasqualino già stavano cominciando a girare… Parlava troppo stu Cicchevara, e poi, chi sfitti, si chiama Sampietro, mentre mia moglie Santamaria. Poi l’ultima frase, un ci calò ra bella. Chi vuliva cu entrano bene le marce. L’allusione era palese e decise di intervenire.
“ Scusasse, signor Pietro Sanpietro, istruttorio. No si potesse accompagnare la mia signora consorta e vedere come lei ci impara la lezione. Sapi, io facevo il meccanico prima di andare a Pescara, ma ho uscito sempre pratico di machina e di poi volessi darici una occhiata a lei e alla mia signora consorta.”
“ Mi dispiace, signor Fiorellino, ma le lezioni di giuda devono essere fatte, come prevede il codice, singolarmente. In casi d’infortunio, sono assicurati solo l’allievo e l’istruttore, gli eventuali passeggeri non sono coperti e io non mi assumo taluna responsabilità. Mi dispiace, ma fra mezz’ora le riporto la sua consorte.”
“ Corrispondo io,vossìa non si deve pigliare preoccupazione, e poi che deve succedere se ci sono i doppi comandi e, mentre è lei ca guida e macari piglia in giro mia moglie”
“ Se non sono stato chiaro. Parli con il signor La Mantia che le chiarirà, sicuramente meglio di me, cosa dice la legge in proposito.”
“ Siccome sono una persona che ragiona, per questa vota gli do ragione. Ma di poi, na vota imparata bene, ci voglio dare na taliata.”
E così, dopo più di un quarto d’ora di discussione, la signora Santamaria potè sedersi, per la prima volta nella sua vita, davanti e per giunta al volante. Non capiva niente di quello che diceva Pietro Sanpietro e poi i tre pedali, chi cunfusioni !!, i frecci dove erano? E poi perché questo Sampietro du Paradisu i chiamava luci di direzione. Parlava un italiano, accussì strittu che non ci capiva niente, manco una parola. Fattosi è- pensava la Santamaria- ca a machina camina sula, pari ‘nzignata. E poi, Sampietro, u Cicchivara, era pure simpatico e faceva anche battute spiritose.
Una cosa però, senza tanta vergogna gliela doveva dire. Afferrò il coraggio a quattro mani e timidamente disse al signor Pietro Sanpietro, che il suo signoro consorto, chiamava Cicchevara.
“ Io sono mia consenziente propria di natura timida. Lei, dopo mio marito e u primu masculu che mi si mette così vicino e la dovessi pregare di una cosa, se non l’avissi troppo a mali. Po’ spiecarimi i cosi da machina in palermitanu, di dialetto conosco solo quello. Lei parla istruito, perché non avesse potuto fare l’istruttorio se non fosse assai istruito come a lei. Io l’italiano non l’ho fatto bene. In collegio, ni monachi, sempre a passari cannalazzu e pregare. Finivu a terza alimentare e poi mi vitti Pasqualino e sugnu ca cu quattru figli e un maritu chi trasi e nesci. E’ tantu, piccha ‘ntisu ca fa u manuale na manovalanza pu zu Pinuzzu. Di starimi bona, un mi posso lamintari i figli criscinu grammi e a fimmina, appena arriva u zitu, deve andare senza panza all’altare da padre Francesco. E deve essere un bravo ragazzo, no manuale da manovalanza comu a Pasqualino.”

Come fu, come non fu, il signor La Mantia convinse Pietro Sanpietro, detto semplicemente Piero, a fare lezione alla signora Santamaria assieme alla moglie del signor Pizzuto. Le due signore stando assieme con l’istruttore nella seicento, prima una poi l’altra presero confidenza fra di loro e misero a parlare delle loro onorate famiglie. Il povero signor Piero, che con questo mestiere si manteneva all’Università a Pedagogia, si fece una cultura in materia di carceri italiani e nel “commercio” di buttane dal Nord al Sud e viceversa. Ecco spiegato il perché dei litigi fra i coniugi Pizzuto: il marito, voleva introdurre nel mestiere la moglie, mentre la signora si sentiva più tagliata
come direttrice e voleva la quota parte dei proventi del commercio. Fare la buttata non le piaceva affatto, che lo facessero le altre: la signora troppo per bene per fare il mestiere.
E così fra una marcia indietro (quella vera, no quella metaforica del Pasqualino) e una inversione di marca le due signore, senza volerlo, resero edotto il signor Piero di tutta la problematica sociale del quartiere, a tal punto che a Sanpietro venne l’idea di preparare la tesi sulle problematiche e i riflessi socioeconomiche della malavita in genere e sulla prostituzione in genere. Raccolse tanto di quel materiale, ascoltando le due signore che propose l’argomento della tesi al professor Elio Gullì.
Un argomento tabù, che avrebbe fatto nascere una serie di polemiche, ma siccome Gullì era noto per le sue idee innovative e contro la becera ottusità di parecchi suo colleghi e alla fine anche Gullì, per capire in presa diretta le vere problematiche del fenomeno, si mise a frequentare le buttane, per motivi di studio. Ma di questo Elio Gullì non ne fece mai cenno a Sanpietro.
Che bella coppia la signora Pizzuto e la signora Fiorellino, sembravano due sorelle, ah si avessero conosciute prima!! La signora Vita, malgrado cinque figli, attraverso le parole della moglie di Pizzuto e senza tanti giri di parole, anche davanti al povero signor Piero, spiegava con dovizia di particolari le varie “tecniche” per “stecchire” a letto un uomo. Non voleva farlo direttamente, per mestiere, ma come “istruttoria” di sesso era validissima. A Vita, malgrado i cinque figli venivano i quaranati, e non quelli della menopausa, troppo presto a soli 35 anni, ma altro tipo e taliava l’istruttorio con avvampata. Insomma, se per Fiorellino, u Zu Pinuzzu, Matteo Porretto, lo scopino perfetto, il signor Pizzuto, (sempre a caccia di potenziali buttane e in questo la moglie era una brava reclutatrice) e il titolare signor La Mantia era stata trovata la soluzione e tuttosommato alle signore la cosa andava, non bene, anzi benissimo, l’unico a non esser d’accordo era Sanpietro che la sera giunto a casa e messosi a letto per dormire non trovava la “posizione” giusta per dormire, pensando alle lezioni di sesso della Pizzuto.
E venne il giorno degli esami di guida. Tutti ‘npupati, puru i masculi, e anche Sanpietro che solo in questa occasione e per esplicito ordine di La Mantia si presentava con giacca e cravatta.
“ Pari un figurinu, Sanpietro, oggi, vero Vita? Tu facissi, ah…”
“ Lassa stari, sempri a testa a quella cosa hai. Tu non hai un marito geloso come Pasqualino e to maritu non direbbe niente e fai sfogare quel povero picciutto.”
“Meglio tu, accussì metti in pratica tutto quello che ti ho insegnato.”
L’esame di guida andò benissimo: la moglie del signor Pizzuto, cento metri e via; la signora Vita,un po’ di più, trecento e senza marcia indietro nè inversione. Impiegabile anche per uno vissuto e abituato a vederne di cotte e di crude come il signoro consorto della signora consorta signora Vita Santamaria in Fiorellino, appriggiudicato pocu ‘ntisu e di mestiere ex meccanico, ora manuale della manovalanza du zu Pinuzzu.
Nei giorni successivi a Fiorellino successe qualcosa che lo mise in sospetto. La matre dei suoi figli sempre pronta a rispettare i “doveri acconiucali” ma senza tanta partecipazione, giusto per non contrariare il suo Pasqualino. Da un po’ di notti, la signora Vita diceva di non avere molto sommo e che voleva fare il suo adddovere di consorta. A non rendere, davvero insonni le notti a Fiorellino era il fatto che alla moglie non ci piaceva solo “a matrimonio”, ma voleva provare artre apposizioni come aveva ‘nparato guardando le figure in un libro giappunisi del titolo Accamasutra, che glielo aveva imprestato la signora consorta del Pizzuto.
“ Stu riscursu un mi cala- pensava Fiorellino- vo viriri ca ci strasi u Cicchivara. Ammazzu!!”
Parrò cu Matteo Porretto, scopino perfetto, si comequalmente assapiva chi era stu fumettu .
accamasutra .
“ Ma chi ni sacciu, un sono menzo inalfabeto e di sti cosi di littiri, non ne capisco niente. Puoi chiedere a Pizzuto: so che lui legge molto libri apponnografati e a littura non ci manca. La quinta alimentare serali si pigghiò.”
Intanto la signora Vita, scoprì che non c’erano solo la famiglia e le faccende di casa, a spisa e i surbizza e consolidò l’amicizia con la moglie del Pizzuto.
“ Che dici- profferì una mattina la moglie di Pizzuto- si posso proporre un lavoro pattaime. Non devi fare niente. Ti piaciva vuliriti fari Pietro Sanpietro? Ebbene al posto suo ti fai fari da un amico mio e ti paga pure. Tanto ormai, u caruseddu è rutto, uno in più, uno in meno che importanza ha.”
Vita, accettò su due piedi, fregandosene della gelosia del suo amato, camurrusu e tistuni Pasqualino: tantu u caruseddu era ruttu, anzi spunnatu dopo cinque figlie.
Insomma, per farla breve la signora Vita addivuntò, buttana.
E Sanpietro, niente. Fu messo nel dimenticatoio e Pasqualino che sveltissimo di cervello non lo era stato mai, si scurdò di Cicchivara e si compiaceva, come a tutti i masculi, che la sua signora consorta la sera lo faceva “divertire ra bella”, autru chi buttani.
E la patente delle due amiche? Tutto a posto: bravissime e spericolate. La Pizzuto guidava una bella Alfa Romeo Giulia e la signora Santamaria in Fiorellino una più modesta 850 coupé. La Giulia davanti, la 850 dietro, poi una sosta di una oretta in stabili sempre diversi e via verso gli amati consorti che la sera: uno continuava la sua attività di imprenditore, il Pizzuto, e l’alto, il Fiorellino, si divertiva con Vita Santamaria, accanita lettrice di accammasutra.

E’ passato qualche anno. Giorgio De Rossi, l’ingegnero da tegoria, lavora a Milano come ingegnere progettista all’Alfa Romeo.
Giusy, ha finito di essere bona e adesso fa la casalinga con tre figli maschi e il marito maresciallo dell’Esercito.
La Mantia, la patente è già mia, ha ceduto l’autoscuola e fa l’autista nella azienda trasporti cittadina. Pietro Sanpietro, con la laurea in Pedagogia, fa il giornalista per il giornale di sinistra dalla città. Ha sempre la barba, ma svolta della Bolognina e il cambio da Pci a Pds, tutto sommato, è stato assorbito senza troppi traumi. Si occupa di nera e giudiziaria.
E gli altri?
Riprendiamo un breve articolo del giornale del pomeriggio.

VASTO GIRO DI PROSTITUZIONE SCOPERTO A PALERMO

Scoperto un vasto giro di prostituzione. A capo dell’organizzazione, si presume, ci sia il già noto agli organi inquirenti, per sfruttamento della prostituzione, Prospero Pizzuto. Fra gli arrestati anche la moglie del Pizzuto: era lei a reclutare le ragazze da avviare al “mestiere.”
Fra gli arrestati anche la signora Vita Santamaria in Fiorellino, che, dalle sommarie prime indagini, esercitava in mestiere di prostituta e, in collegamento con i due coniugi, da poco, aveva iniziato, l’attività di sfruttatrice. Il marito di quest’ultima si trova in stato di fermo, ma su di lui, per il momento, non sono emerse prove a suo carico. Il Fiorellino, si dice esterrefatto, e non riesce a capire: come abbia potuto fare la moglie che era stata la sempre moglie fedele e madre esemplare.
A tutti gli arrestati è stata, immediatamente ritirata la patente di guida, mentre per il signor Pasqualino Fiorellino non è stato preso alcun provvedimento in merito, avendo lo stesso, avuto revocata la patente anni prima.

P.S.

Pietro Ciccarelli

  1. Très instructif 😉

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