19 Dic 2013

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“Io so…e ho le prove”

“Io so…e ho le prove”

Giunto a Modica in occasione della presentazione di “Io so” di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, organizzata dal club Unesco di Modica, Antonio Ingroia, allievo e collaboratore di Paolo Borsellino, ha trascorso un’interna giornata nella capitale della Contea incontrando gli studenti dell’Istituto Verga e poi la cittadinanza per parlare di antimafia. Per il Clandestino ha accettato di rispondere a qualche domanda.

Dott. Ingroia, dopo le polemiche sul conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale e la negazione da parte del Capo dello Stato di testimoniare a Palermo, ha perso la sua stima nei confronti di Napolitano?

Napolitano ha sempre avuto la mia stima nel senso che è un uomo di grande intelligenza, anzi considero che sia l’unico grande leader politico che in Italia in questo momento si trova all’interno delle Istituzioni: è Capo dello Stato, Capo del Governo, Capo della Magistratura, è un po’ Capo di tutto, e in questo senso è un uomo di cui si conoscono le doti. Però non condivido quasi nulla delle sue scelte politiche: non ho condiviso la scelta del governo Monti, non ho condiviso la scelta del governo Letta, non ho condiviso la sua interpretazione di un presidenzialismo di fatto, non ho condiviso la sua decisione di sollevare un conflitto di attribuzione con la Procura di Palermo con la quale ha calato di fatto una saracinesca sull’accertamento della verità, non ho condiviso il suo silenzio sulla richiesta della Procura di Palermo di sentirlo come testimone, mentre, secondo me, avrebbe dovuto chiedere lui spontaneamente di essere sentito. Non condivido molte cose, ma ho stima dell’uomo politico e rispetto del Capo dello Stato.

Sul territorio siciliano i rapporti di Cosa nostra con la Stidda aumentano, ma sembra che lo Stato e la politica mostrino indifferenza.

Il potere criminale mafioso rimane un’emergenza sia nella sua forma organizzata di Cosa Nostra sia nella sua forma di Stidda nelle zone di territorio siciliano dove questa è presente. Benché la mafia costituisce un’emergenza, non costituisce una priorità per la politica, basti pensare che la commissione parlamentare antimafia non si è ancora insediata, non ci si mette d’accordo neppure nella nomina del suo presidente, c’è una totale paralisi della politica nei confronti dell’impegno antimafia.

Con riferimento alle condizioni di Provenzano e all’applicazione del protocollo farfalla. Cosa pensa dell’esclusione di Provenzano dal processo sulla trattativa Stato-mafia? Provenzano è stato ridotto in quello stato per la ragion di Stato?

Questo non lo so dire. So dire che certamente lo Stato italiano non è diciamo innocente rispetto alle condizioni in cui Provenzano si trova. Io lo interrogai poco prima di partire per il Guatemala, nell’estate dell’anno passato, e l’ho trovato in una situazione provata ma ancora con una certa lucidità mentale. Poi l’ho rivisto nei filmati che sono andati in onda in tv e ho visto che le sue condizioni sono deteriorate. Non credo che le sue condizioni si siano deteriorate da sole.  Certo Provenzano è a conoscenza di tanti misteri, di tanti segreti e c’è qualcuno che ha paura di questi misteri e di questi segreti.

Dalle analisi delle sentenze dal ’90, dalla sentenza Demitry, ad oggi la giurisprudenza, in particolare la Cassazione, ha cercato di definire i confini del concorso esterno quasi fino a negarlo con la sentenza Dell’Utri. Perché?

Penso che gli orientamenti della Cassazione non sono immuni dagli indirizzi politici che ci sono in quel determinato momento e dal clima politico-culturale che si respira nel Paese. Ecco perché è importante che ci sia sempre un’opinione pubblica molto vigile che faccia sentire il fiato sul collo sulla magistratura. Nei momenti in cui si è inasprito il conflitto politica-magistratura spesso dalla Cassazione sono venuti fuori orientamenti più attenutati nei confronti dei colletti bianchi. Per questo ci vuole maggiore attenzione anche da parte della politica.

Come pubblico ministero è stato più volte attaccato, adesso come avvocato rischia una denuncia alla Procura della Repubblica. Quanto costa in Italia cercare la Verità?

In Italia costa molto, ma io non mi spavento. Non mi sono spaventato della mafia, non mi faccio intimorire da questi attacchi.

Angela Allegria
Ottobre 2013
In Il clandestino

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