6 Ott 2008

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“Storie umane e televisione”, il primo libro di Gianna Filau

“Storie umane e televisione”, il primo libro di Gianna Filau

“Storie umane e televisione” prima fatica letteraria di Gianna Filau, giovane autrice greca che vive da ventisei anni in Italia, paese in cui ha studiato Filosofia e Scienze della Formazione e dove oggi lavora insegnando neogreco all’Università Orientale di Napoli presto in libreria.
Il testo, scritto in italiano, sarà pubblicato nella traduzione greca a dicembre per poi giungere in Italia agli inizi del 2009.
L’analisi della Filau prende le mosse da una trasmissione greca, “Paratragouda”, nella quale i protagonisti vincono l’imbarazzo creato dai media per confrontarsi con il pubblico e risolvere i propri problemi.
Il racconto del ricordo autobiografico serve da spunto all’autrice per illustrare i meccanismi che portano alla soluzione del conflitto.
Un approccio sociologico da un lato, psicologico dall’altro permettono al lettore di inquadrare le situazioni descritte a tuttotondo e di poter comprendere come i meccanismi di comunicazione, in questo caso legati alla televisione, possano scuotere l’opinione pubblica chiedendole di intervenire per risolvere un conflitto che coinvolge i protagonisti che si raccontano innanzi alla telecamera.
La Filau propone quindici storie dalle tematiche diverse, collocabili all’interno di una “matrice comune”. Per capire meglio di cosa si tratta e per conoscere meglio l’autrice Gianna ha accettato di rispondere ad alcune domande.

D: Gianna, da dove nasce l’idea di scrivere questo libro e quali sono le linee guida?
R: L’idea di scrivere questo libro risale a tanti anni fa, affonda le sue radici nei valori del rispetto e della comprensione dell’essere umano, nel passato in generale a cui tutti noi siamo legati e vincolati, nel fascino degli intrecci interattivi interpersonali che ci coinvolgono sia nell’ambito sociale che quello familiare.
Nel mio lavoro ho voluto mettere a fuoco la quotidianità, sottolineando il fascino che resta nascosto anche nelle giornate più noiose e monotone che passano nella nostra vita.
Guida e strumento ideale per lo studio approfondito delle storie autobiografiche è il collocamento delle storie autobiografiche all’interno di una matrice d’identità ideata da me, la quale mi ha permesso di mettere in ordine gli aspetti importanti di ogni biografia, approfondirne gli aspetti, ancorare ed oggettivare ogni storia nel contesto sociale, in base dell’argomento trattato (droga, violenza familiare etc.) e nello stesso tempo dare prestigio e valore affine al contenuto di ogni storia.
Attraverso il mio lavoro vorrei far capire a chi sottovaluta e disprezza le piccole storie considerandole “secondarie” che ogni storia nasconde al suo interno un proprio segreto e importanti insegnamenti.

D: In che modo la tv può aiutare ad esprimere atteggiamenti psicologici intimi dei soggetti?
R: Non è tanto la Tv che aiuta il protagonista l’individuo ad esprimere atteggiamenti intimi ed intrecci psicologici, quanto l’individuo stesso che convince se stesso di dovere esternare pensieri e segreti nascosti, in altri termini tutto si deve ad una “maturità” che aiuta il soggetto-protagonista a presentarsi innanzi alla telecamera e a condividere con il pubblico i propri pensieri.
Ho assistito personalmente al processo della narrazione di fronte al pubblico da parte dei protagonisti-narratori, osservandone le difficoltà comunicative da una parte durante il primo impatto con la camera e dall’altra la volontà di condividere e divulgare il segreto nella prospettiva di trovare un’eventuale soluzione nel loro problema.

D: Nel libro sono affrontate tematiche varie che vanno dalla mancanza di comunicazione sociale alla droga, dal rapporto conflittuale genitori-figli all’ostracismo biologico, dall’amore di una ragazza-madre ai rimproveri sociali per una condizione diversa. Da cosa sono accomunate queste storie?
R: Nonostante la varietà delle tematiche esistono alcuni parametri che accomunano le storie come ad esempio i segreti di ogni storia, la maturità decisionale dei protagonisti che, anche se per motivazioni diverse, raggiunge lo stesso livello, il desiderio comune dei protagonisti di uscire dall’emarginazione e dallo stato di anonimato, condizioni a cui sono associati dai pregiudizi e dalla mancanza di fiducia nei confronti della società, la richiesta di un appoggio morale per affrontare le diverse problematiche della loro quotidianità.

D: Quale è la storia che ti ha colpito maggiormente e perché?
R: Una delle tante storie autobiografiche che mi ha colpito emotivamente riguarda la posizione di quella madre ottantenne la quale, nonostante l’età avanzata e il disaccordo degli altri figli, decide di presentarsi in televisione spinta dall’amore e dall’affetto nei confronti di un figlio coinvolto alla droga. La sua età della signora conferma che si tratta di una persona la cui mentalità è radicata ai stereotipi tradizionali dei vecchi tempi. In questo senso si può dire che la reazione di questa madre 80enne implica una tendenza rivoluzionaria e per questa sua matura decisione merita la nostra ammirazione: una madre decisa e coraggiosa disposta ad eliminare ogni ostacolo pur di salvare il suo figlio.
Altra storia che mi ha colpito è quella in cui inizialmente si nota un rapporto conflittuale tra madre e figlia dovuto al fatto che la figlia, cresciuta presso ad un orfanotrofio, attribuisce una grande percentuale di responsabilità alla madre per tentato di presentare solo i profili negativi del marito, padre di sua figlia.  Per tali motivi la figlia accusava la madre e nello stesso tempo rifiutava ogni tentativo di comunicazione con lei. Tale situazione conflittuale viene ad essere ridotta tramite l’intervento della presentatrice, la quale con strategie sistematiche d’approssimazione riesce a convincere da una parte la figlia ad accettare e perdonare la madre per tutte queste mancanze, dall’altra parte a convincere la madre di evitare l’esposizione degli aspetti negativi del padre, la cui figura è per la figlia l’oggetto d’ammirazione. Il messaggio che traspare da questa storia consiste nel tenere distinti i ruoli cercando di non traslare nei limiti del possibile le esperienze negative vissute in un ruolo o nell’altro.
Infine un altra storia che mi ha colpito positivamente è quella di una ragazza madre che, oppressa dai rimproveri dell’opinione pubblica, sposa una persona consigliata dalla famiglia senza avere nessun rapporto affettivo con lo sposo, interessata solo a  figurare nello status sociale di donna accompagnata da un marito e madre di un figlio protetto dalla figura di un padre. Il matrimonio svolto soltanto per soddisfare un prestabilito status sociale non ha avuto lunga durata e la ragazza madre si trovava di nuovo nella stessa condizione, per giunta assillata ancora di più dai rimproveri dell’opinione pubblica.
Presentarsi alla trasmissione, per la ragazza madre era un’alternativa, dal momento in cui le sue necessità non si limitavano solo ad assicurare uno status quo per lei e per il figlio, ma concernevano la necessità di trovare una soluzione immediata per salvare il figlio dalla droga. Da essere umano mi ha impressionato l’interesse e la solidarietà dell’opinione pubblica che non ha focalizzato la sua attenzione allo suo status della madre, bensì sul problema vero, far uscire il figlio dal tunnel della droga.

D: Alla luce dell’analisi da te svolta a che conclusione sei giunta?
R:  Quando un fatto viene esposto e pubblicato per la televisione non è più un fatto personale, diviene un fatto sociale, e l’opinione pubblica non si limita a giudicare se le azioni svolte sono conformi all’etica, ma focalizza l’interesse sull’emergenza del caso, come ad esempio nel caso della ragazza-madre. Inoltre, una volta resa in pubblico una storia di svariati contenuti e messaggi, viene attivata una rete di iniziative e delle innovazioni da parte dell’opinione pubblica nell’ambito istituzionale e sociale (ad esempio si modifica e si rinnova la struttura istituzionale, le leggi, si costruiscono nuovi centri di disintossicazione, la legislazione per i matrimoni misti, il diritto familiare, divorzi etc.). In altri termini la televisione svolge un ruolo innovativo nella nostra quotidianità nel senso che aiuta ad elaborare notizie ed informazioni rendendole uniformi allo sviluppo e al progresso tecnologico che caratterizza la nostra epoca, lasciando indietro ogni pregiudizio e adeguandosi alle nuove forme e condizioni di vita come ad esempio la legalizzazione del rapporto tra i omosessuali, le agevolazioni ed il riconoscimento dei figli fuori del matrimonio.

Angela Allegria

3 ottobre 2008

In www.modica.info

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