24 Lug 2008

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Le piramidi di Giza fra archeologia e astronomia. Intervista al Prof. Giulio Magli

Le piramidi di Giza fra archeologia e astronomia. Intervista al Prof. Giulio Magli

Nella valle di Giza sorgono tre maestose piramidi appartenenti ai faraoni della IV dinastia: quella di Cheope, figlio del sole, quella di Chepren, figlio del primo e quella di Micerino, figlio di Chepren, il Mykerinos di cui parla Erodoto.
La piramide di Cheope è al centro esatto della massa terrestre, all’incrocio tra il meridiano e il parallelo che coprono la porzione maggiore di terra emersa, una sorta di “centro del mondo”.
Essa è considerata la più importante per grandezza e possenza anche se di Cheope non si hanno molte notizie. Si è incerti anche sulle date precise di nascita e morte: alcuni pensano che sia vissuto fra il 2590 e il 2567 a. c., altri dal 2610 al 2590.
Secondo sovrano della IV dinastia regnò circa venti anni. Di Cheope, sin dall’antichità si ebbe una visione negativa, poiché si sosteneva fosse interessato interamente alla costruzione del suo monumento funebre e avesse perfino costretto alla prostituzione la propria figlia per ottenere ulteriori danari per il completamento di tale opera.
Alcuni studiosi ritengono che la piramide di Cheope sarebbe una rappresentazione in scala 1 a 43.200 della Terra viste le sorprendenti misure e coincidenze che caratterizzano questa costruzione.
Vogliamo dare un’occhiata a tali misure?
La piramide di Cheope è alta 145 metri e 75 cm.
Il lato nord è di 230 m e 25 cm.
Il lato ovest è di 230 m e 35 cm.
Il lato est è di 230 m e 39 cm.
Il lato sud è di 230 m e 45 cm.
Il margine di errore è quindi solo dello 0,1%.
Anche i 4 angoli sono incredibilmente prossimi alla perfezione dei 90 gradi:
sud-est 89 gradi e 56 primi
nord-est 90 gradi e 3 primi
sud-ovest 90 gradi
nord-ovest 89 gradi e 59 primi.
Il suo peso di 5 milioni e 273 mila tonnellate moltiplicato per un miliardo di miliardi è uguale al peso della Terra; il suo perimetro diviso per la metà dell’altezza è uguale al 3,14, cioè il pi greco, un valore (il rapporto tra la circonferenza e il raggio di un cerchio) che sarà scoperto molti secoli dopo Cheope. La temperatura interna è esattamente la temperatura media della Terra e varia con il passare del tempo.
La seconda piramide è quella di Chepren, figlio di Cheope, il cui monumento funebre è minore solo rispetto alla piramide del padre. A Chepren è attribuita anche la costruzione della Sfinge di Giza, attualmente interpretata come una imponente raffigurazione del padre in forma di leone accovacciato con testa umana. Il monumento, che si trova a fianco del viale che conduce dal tempio a valle alla piramide, venne probabilmente ricavato da un affioramento di roccia proprio nella zona delle cave delle pietre usate per la costruzione della piramide stessa.
La terza piramide è quella di Micerino, quarto faraone della IV dinastia, descritto da Erodoto come un sovrano pio e benefico, buono ed attento alla felicità dei suoi sudditi. Micerino riaprì i templi e abbandonò le misure oppressive dei suoi predecessori. La sua piramide, più piccola di quelle dei suoi avi, rimase incompleta nel rivestimento, che avrebbe dovuto essere interamente di granito rosso di Assuan, probabilmente a causa della prematura morte del sovrano.
Sabato 15 dicembre 2007 è apparso un articolo sul Corriere della Sera a firma del Professore Giulio Magli intitolato: “Un unico progetto per le due piramidi”.
Il Professore del Politecnico di Milano sostiene che le piramidi di Giza facciano parte di un unico, grande progetto. “Accade che le due grandi piramidi, – scrive il prof. Magli – se osservate dalla zona della Sfinge, il giorno del solstizio d’ estate diano vita a un fenomeno spettacolare. Il Sole tramonta al centro tra i due monumenti formando e ricostruendo l’ immagine del geroglifico Akhet (orizzonte), che raffigura appunto il disco solare tra due montagne, simboleggiando la continuità della vita dopo la morte, destino del faraone sepolto nella piramide. Un effetto, però, che necessita anche della seconda piramide, quella del figlio di Cheope, Chepren, per realizzarsi.”
“Accade – continua il professore –  un fenomeno visivo curioso e spettacolare, sicuramente voluto: avvicinandosi ad Heliopolis le piramidi di Giza si sovrappongono alla vista l’ una con l’ altra, e alla fine la pur enorme mole della seconda piramide non risulta più visibile, perché coperta interamente dalla prima.”
Spinti da brama di conoscenza abbiamo chiesto qualche chiarimento proprio al Professore Magli, l’autore del citato articolo.

D: Professor Magli, è attivo da questo anno accademico il corso di Archeoastronomia tenuto dal Lei presso il Politecnico di Milano. In cosa consiste tale disciplina e in che misura essa è utile per lo studio della civiltà egizia?

R: L’archeoastronomia è la scienza, nata negli anni sessanta dello scorso secolo, che studia gli allineamenti astronomici presenti nell’architettura antica. Infatti il corso è dedicato agli studenti della laurea specialistica in  architettura della sede di Milano Bovisa. La religione egizia era
profondamente legata ai cicli celesti, e dunque lo studio  archeoastronomico di templi e tombe egizie è importante per la  comprensione del loro pensiero.

D: Nel suo articolo uscito sul Corriere della Sera di sabato 15 dicembre Lei afferna che le piramidi di Giza fanno parte di un’unico progetto. Vuole spiegarci su quali fondamenti si basa la sua teoria?

R: Penso che Cheope progettò due piramidi, come suo padre Snefru a Dashour, anche se probabilmente portò a termine solo la prima e il  figlio Chepren completò e si appropriò della seconda. Ci sono vari motivi, prima di tutto il fatto che gli allineamenti astronomici dei due complessi piramidali sono speculari, e poi il fatto che la seconda piramide scompare alla vista guardando dalla zona del tempio del sole di Heliopolis, un “miraggio” probabilmente voluto da Cheope.

D: Gli egizi, grandi conoscitori delle stelle, basavano i loro calcoli architettonici su di esse. Lei a proposito parla ne “I segreti delle antiche città megalitiche” di una religione stellare. In che misura le stelle possono influenzare le costruzioni egizie?

R: Sarebbe sbagliato ricondurre tutto il mondo simbolico dell’architettura egizia ai cicli celesti, esso è di fatto molto più complesso. Tuttavia non ci sono dubbi che molti monumenti, in particolare le grandi piramidi, hanno forti connessioni con le stelle. Basta pensare ai c.d. condotti di areazione della Grande Piramide, che servivano a “instradare” simbolicamente l’anima del faraone verso le stelle imperiture (del nord) e verso Sirio-Orione.

D: Che legame intercorre fra le piramidi di Giza e la costellazione  di Orione?

R: Forse Micerino scelse di disporre la propria piramide, la terza, lontana nel deserto per richiamare alla mente le tre  stelle della Cintura di Orione. Tuttavia si tratta di una ipotesi difficile da provare. Tutte le altre “teorie” che abitualmente si accompagnano a questa ipotesi (in particolare, l’idea che le piramidi siano state costruite o comunque richiamino un periodo molto precedente) sono sciocchezze.

D: Un’ultima domanda: quali poteri avrebbe una struttura come lo Zed? È vero che potrebbe avere il potere di fermare il tempo?

R: Non è proprio così a mi parere. Chi ha fermato il tempo sono i grandi faraoni della IV dinastia, con le loro opere che sfidano l’eternità.

Angela Allegria

20 dicembre 2007

In www.7magazine.it

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