4 Dic 2011

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Il sonno, i sogni e i disturbi della psiche

Il sonno, i sogni e i disturbi della psiche

Ad ognuno di noi è capitato, più o meno spesso nella vita, di avere disturbi del sonno, insonnia, incubi ricorrenti, dormire in maniera disturbata. Le cause possono essere varie, come diversi sono i disturbi del sonno. E spesso non sappiamo proprio come fare per eliminare gli effetti devastanti che un sonno insufficiente o mal congegnato possono produrre nella nostra vita.
Come è possibile tornare a dormire bene?
Il dott. Gianpiero Pappagallo, psicologo ad orientamento junghiano, ha accettato di rispondere a qualche domanda sull’argomento.

Quali sono e come si manifestano i disturbi del sonno?

I Disturbi del Sonno (DS) sono classificati nel DSM IV TR, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, in 4 grandi aree: 1. Disturbi Primari del Sonno (2 Gruppi: Dissonnie e Parasonnie), 2. DS correlato ad altro disturbo mentale, 3. DS Dovuto a una Condizione Medica Generale, 4. DS indotto da Sostanze. I DS hanno tutti in comune un’alterazione più o meno importante della qualita’/quantita’ del Sonno, sia in senso incrementativo (Ipersonnia) sia in senso decrementativo (Insonnie). Il Sonno ha una funzione vitale, di sopravvivenza, per gli esseri viventi. Esso funge da elemento trasformativo dal punto di vista sia bio-fisiologico sia intra-psichico, esso è caratterizzato dal ‘ritmo’: ogni fase REM, nella quale gli occhi, coperti dalle palpebre, si muovono come se ‘vedessero’ qualcosa, cioè i sogni (ogni 80-100 min), è introdotta o intervallata da fasi N-REM (quiete degli occhi). I ‘risvegli’ frequenti dal sonno ne inficiano la qualità e contribuiscono a motivare uno stato patologico. Un sonno eccessivamente prolungato è parimenti indice di problematicità. Numerosi esperimenti hanno dimostrato l’alterazione della personalità in persone che presentano ricorsività di Sonni alterati. Dal punto di vista psichiatrico e psicodinamico il ‘dormire bene’ (cioè ne’ troppo, ne’ troppo poco) rappresenta un elemento importante di valutazione e diagnosi della personalità.

Chi ne è colpito ed in che modo questi disturbi influiscono sulla vita quotidiana?

Essendo la famiglia dei DS altamente variegata e consistente, si può affermare che chiunque, nel corso della propria vita, può sperimentare almeno alcuni elementi considerati indicativi di patologia dal DSM. Tuttavia, perché si faccia diagnosi di ‘patologia del sonno’ è necessario che il disturbo si presenti con una certa ricorsività, in genere nell’arco di un mese ad episodi ‘critici’ ravvicinati. Mi preme sottolineare che l’aspetto diagnostico, sul quale il DSM insiste, non esaurisce la problematica intra-psichica della persona che ‘soffre’: se è vero che un malato terminale può avere un DS, ciò non autorizza a considerare il DS stesso come qualcosa che si spiega solo attraverso la condizione strettamente bio-fisiologica del paziente. Ad esempio una persona che si approssima alla morte può sperimentare un DS con caratteristiche narrative specifiche (sogni, incubi, deliri, immagini, ecc.), queste ultime devono essere prese in carico come elementi che possono integrare ed orientare la psiche sofferente verso una migliore presa di coscienza di desideri, aspettative, ricordi, speranze, traumi ecc.
I DS possono influire pesantemente sulla vita che chiamerei ‘diurna’ più che ‘quotidiana’, poiché il Sonno (e il Sogno) rappresenta un evento di per sé quotidiano, mai scisso dal ritmo di vita degli esseri viventi. I DS possono rendere una persona insicura, reattiva, la possono spingere ad atti nocivi verso sé stessa o gli altri: disattenzione alla guida o nel lavoro, improvvisi cali di rendimento, discontinuità nelle relazioni affettive, alterazioni nella sfera del desiderio sessuale e del rendimento, ecc. In casi molto gravi il Sonno può irrompere inaspettatamente anche mentre una persona cammina o sta attraversando la strada (Narcolessia).
Riguardo l’epidemiologia, è abbastanza frequente l’incisività dei DS man mano che le persone superano i 40 anni. Tuttavia esistono moltissimi uomini e donne che, pur essendo ottuagenari o ultraottuagenari, hanno un sonno ‘normale’, cioè ampiamente soddisfacente per la loro età. Particolarmente penosi sono I DS che possono affliggere i bambini, essi possono avere eziologie o aspetti i più disparati: traumi fisici e/o psichici, dispnee, incubi, ecc.

Che ruolo hanno i sogni all’interno del sonno?

Secondo Freud il Sogno sarebbe il ‘guardiano del sonno’: in effetti capita spesso di sognare, ad esempio, di urinare quando effettivamente il bisogno fisiologico è reale, in tal senso il sogno servirebbe ad evitare di interrompere un sonno salutare. Anche in questo caso, però, va sottolineato quanto la struttura della ‘mente’ possa, e spesso riesca, a dominare sulla struttura-corpo. Secondo Jung, invece, il Sogno serve a ‘svegliare’ la persona, egli afferma: “Chi dorme, sogna; chi sogna, si sveglia” proprio per indicare la necessità di tener conto dei propri sogni. Jung ammetteva, ai seminari che teneva a Zurigo e altrove, anche persone che non afferivano all’area-psi, poiché riteneva che chiunque dovesse imparare ad avere dimestichezza con le proprie produzioni oniriche. E’ esperienza comune aver sognato la soluzione di un problema, aver avuto un’ispirazione durante un sogno, aver sperimentato vissuti positivi o negativi, aver compreso qualcosa della propria o altrui situazione, ecc. Ciò sta a significare l’alto livello di complessità del sogno rispetto alla psiche ma anche rispetto alla realtà. L’orientamento psicodinamico è ben lontano dal considerare i sogni come ‘prodotti della digestione’ o ‘elementi spuri senza senso’, poiché essi hanno una struttura, un contenuto, dei rimandi che indicano lo stato psichico di una persona. Certamente chi ‘analizza i sogni’ deve essere uno psicologo che ha lungamente analizzato prima la propria sfera onirica, è probabilmente questo il motivo di una frequente svalutazione odierna del correlato onirico: fare l’Analista dei Sogni presuppone un lungo, complesso ed economicamente costoso iter che non tutti gli Psicologi riescono ad affrontare per svariati motivi.

E gli incubi?

Gli antichi greci usavano, quando erano afflitti da una malattia o da un problema irrisolvibile, rivolgersi al dio Asclepio. Nei suoi Templi vi erano delle sale sotterranee ove gli adepti usavano dormire, ‘incubandosi’. Durante tale ‘incubazione’, Asclepio ‘operava’ attraverso i sogni o, secondo la leggenda, effettuando veri e propri interventi chirurgici. Gli ‘incubati’, al risveglio, trovavano sempre un aiuto o una soluzione ai propri problemi. Attualmente l’incubo viene erroneamente considerato come un elemento ‘cattivo’, da espungere e dimenticare allontanandolo dalla propria vita diurna. Tuttavia sognare spesso qualcosa di particolarmente spaventoso (o sottilmente spaventoso) può indicare un problema psicologico serio che andrebbe preso adeguatamente in carico attraverso una presa di coscienza diretta di esso (se possibile) o tramite il ricorso a ad un’analista dei sogni. Non è la fuga dall’incubo (magari attraverso uno psicofarmaco) a risolvere la questione, ma l’incontro con esso sulla via comune che percorre l’essere umano nella sua vita quotidiana. Come osservava Dante nel suo viaggio ultraterreno, solamente i Morti non posseggono l’Ombra: ciò vuol dire che ogni essere umano ha il suo lato da ‘incubo’ col quale rapportarsi poiché è autoprodotto.

Si può parlare di “terrore nel sonno”?

L’insistenza del DSM sulla categorizzazione dei disturbi mentali, ha prodotto un segmento diagnostico specifico denominato ‘Disturbo da Terrore nel Sonno’ distinto dal Disturbo da Incubi) altrimenti detto ‘Pavor Nocturnus’, esso è caratterizzato da risveglio notturno in crisi acuta di grida e/o pianto delle quali si può non avere memoria al risveglio. Frequente sia nei bambini sia negli adulti, il Disturbo è maggiormente ricorrente nei bambini maschi rispetto alle femmine. Per gli adulti non si nota differenza quanto al sesso di appartenenza. Il Terrore nel Sonno è sempre collegato ad un’esperienza psichica non del tutto positiva del ‘contenimento’ affettivo del care-giver di riferimento, pertanto negli infanti va analizzata accuratamente la relazione con la madre, negli adulti quella ‘interiorizzata’ che può prescindere da un’evidenza oggettiva ed è, comunque immodificabile quanto al vissuto obiettivo, ormai presente. Le possibilità psicoterapeutiche sono comunque notevoli poiché, se è vero che il Sogno ha provocato Terrore, esso è comunque EMERSO dal profondo, quindi è, per così dire, ‘pronto’ per essere affrontato nelle sedi adeguate.

Come si può porre rimedio ad un “brutto sonno”?

La stampa abbonda di ‘metodi’ o ‘esercizi’ per rimediare a brutti sonni o a brutti sogni: bere un bicchiere di latte o di acqua, indossare abbigliamento confortevole per la notte, pensare a qualcosa di positivo prima di addormentarsi, pregare, ecc. Tutto ciò ha una sua validità solamente se la persona non è in conflitto con una parte della propria psiche, attivata in modo abnorme da elementi intrinseci o estrinseci alla psiche stessa. Ma tale evenienza, in genere, non produrrebbe alcunché di ‘cattivo’ nel sonno o nel sogno. Ovviamente vanno prioritariamente escluse e, quindi, indagate eventuali cause bio-fisiologiche: epilessia, dispnee, condizioni mediche specifiche, ecc. Un buon metodo è proprio quello di entrare in contatto con l’alterazione del Sonno o col Sogno alterato: parlarne, descriverlo, magari dipingerlo e, se necessario, affrontare il problema con specialisti adeguati. Il vissuto ‘notturno’ è collegato al ‘diurno’ esattamente come la Luna cede il passo al Sole in maniera ritmica e consolatoria. Ogni globalità ha i suoi transiti e non cessa mai di completarsi e di crescere.

Angela Allegria
2 dicembre 2011
In Agorà Vox

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