20 Set 2011

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Il paradiso all’improvviso

Il paradiso all’improvviso

Spesso i centri commerciali nascono dal bisogno di investire capitali di provenienza dubbia. Questo lo si può dire con un certo margine di sicurezza perché confermato dalle inchieste della magistratura che ne hanno messo in chiaro gli aspetti (Misterbianco, Siracusa, Modica) e dagli accertamenti finanziari, come nel caso Sciuto.
Dagli anni ’80 si è assistito alla colonizzazione del west, ossia all’arrivo degli imprenditori catanesi che in breve tempo hanno aperto nuovi punti vendita a Modica e di altri imprenditori che hanno investito in provincia di Ragusa.
Uno dei primi ad approdare nella città della Contea e a stabilirsi in pianta stabile in tale luogo fu Scaringi, il cui fratello più giovane, Giuseppe, è stato ucciso nel 1993 a Catania, all’interno della guerra di mafia fra i clan Santapaola e Cappello, i quali, nel periodo compreso fra il 1992 e il 1993, fecero segnare più di cento omicidi. Seguì l’imprenditore Strano, il quale, in breve tempo tolse le tende.
Ma, al di là dei nomi, calcolando che la provincia di Ragusa ha un bacino di utenza poco sviluppato (solo 300.000 abitanti contro gli oltre 1.090.000, ad esempio, della provincia di Catania), la domanda sorge spontanea: come mai sono nati in breve tempo (e direi, continuano a sorgere) tanti centri commerciali?
Già è anomala la situazione di Misterbianco, ma quella della nostra provincia presenta aspetti ancora più singolari.
Spesso i centri commerciali non nascono con l’idea del guadagno, bensì per la necessità di nascondere del denaro e spesso questo viene fatto investendo nei c.d. paradisi fiscali.
Non bisogna andare lontano perché si trovi un posto dove le condizioni base di un paradiso fiscale (mancanza di controlli, minore imposizione fiscale, minore costo del lavoro, copertura bancaria) si realizzino.
Analizzando la situazione della provincia iblea dagli anni Ottanta ad oggi possiamo prendere atto dei carenti, se non in alcuni casi inesistenti, controlli capillari sul territorio. Adesso che è cambiata la guardia, si sta muovendo qualcosa (e questo fa ben sperare!).
Una minore tassazione (per completare la quale si è tentata anche la strada della defiscalizzazione della benzina) consente a chiunque un beneficio in termini di profitto. Se a questo aggiungiamo il minore costo del lavoro la frittata è fatta. Infatti, non dobbiamo dimenticare gli stipendi ridotti percepiti dalle commesse in questa area, gente sottopagata ma che deve svolgere tutto l’orario lavorativo, oppure pagata a mezzo di baratto, con l’acquisto di prodotti all’interno del negozio dove lavora, a prezzo pieno.
Il carattere peculiare di questa provincia fa sì che ancora una volta Ragusa si trovi ad essere un’isola nell’isola.
A completare il quadro c’è la situazione delle banche che garantiscono la copertura completa dei capitali, diventando altamente protettive. È strano che in tale contesto non vi sia stata una sola inchiesta forte su banche potenti locali. Anche in questo caso siamo innanzi ad un’anomalia tutta nostra.
Il silenzio che cela tutto il sistema bancario di questa zona ha permesso addirittura di mettere a tacere i possibili veri motivi che hanno portato al suicidio lo scorso maggio di Giuseppe Prizzi, funzionario quarantenne della Banca Agricola Popolare di Ragusa, il quale ha lasciato una lettera in cui ha accusato, facendone i nomi, le persone che lo hanno indotto moralmente a compiere questo gesto.
Nel West, quando si scopriva una miniera d’oro, cominciava a costruirsi accanto una città con case, negozi e banche che potessero custodire quelle ricchezze, ma, appena l’oro scarseggiava o addirittura si esauriva, la popolazione si spostava. Si assisteva così al fenomeno delle città fantasma: la popolazione andava via, i negozi chiudevano, le banche pure.
Nel territorio ibleo possiamo contare negli ultimi anni crisi agricole, edilizie, adesso la forte pressione della crisi economica, eppure le banche sono sempre salde sul territorio, anzi, aprono sportelli ovunque. Come è possibile?
Forse perché in questa zona conviene investire: ci guadagnano tutti, sia chi vuole celare qualcosa sia chi vuol trarre profitto.
E poi, come è già avvenuto, non è detto che a qualche imprenditore non venga intitolato uno spiazzale così da poter passare alla storia.

Angela Allegria
Agosto-Settembre 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno

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