24 Mag 2009

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I volti di Medea

I volti di Medea

Una maga, una donna, una straniera, una sacerdotessa, una madre, una moglie tradita, una dea. Chi era Medea? E poi: era cosciente, lucida o folle, invasata dal demone che le armò la mano contro il suo stesso sangue? Dubbi che si posero gli ateniesi quando nel 431 a.C. videro in scena per la prima volta la Medea di Euripide, interrogativi che sono giungi fino ai nostri giorni e non trovano pareri unanimi. Su di essi si sono confrontati docenti ed esperti in un convegno organizzato dal Liceo Classico Umberto I di Ragusa.
“I volti di Medea” il titolo del Convengo di studi che si è tenuto nei giorni 7 e 8 maggio 2009 presso l’aula Magna dell’Umberto ha visto al suo interno due momenti diversi, ma affini fra loro: nella prima giornata si sono analizzate le riscritture letterarie del mito, le diverse interpretazioni tese a produrre nuovi volti di Medea, identica nella figura, ma non nella essenza, nella seconda, invece, si è cercato di vedere come il mito sia stato reinterpretato attraverso l’arte, la musica, il cinema, il teatro.
A partire dalla traduzione della tragedia di Euripide ad opera del Preside, Prof. Vincenzo Giannone, il quale spiega in maniera eloquente come ha realizzato non una semplice traduzione letteraria del testo, bensì una versione rispettosa dei metri, dei ritmi, della poetica di Euripide, tenendo conto della musicalità dell’insieme, ha cercato di cogliere l’idea che l’autore proponeva al pubblico, sottolineando la funzione catartica della tragedia e le problematiche sociali che stanno alla base del dramma.
Sono stati esaminati gli influssi della sofistica sull’opera e il passaggio della figura di Medea nel teatro romano con Seneca, in quello elisabettiano con John Ford, fino a giungere alla contemporaneità della interpretazione data da Christa Wolf, la quale offre una Medea lucida, razionale, pienamente cosciente. Un percorso curato da diversi studiosi fra cui il prof. Gaetano Cosentini, Dario Tomasello e Paola Di Mauro dell’Università di Messina, Nino Portoghese dell’Inda.
Il percorso conoscitivo dell’opera ha visto anche l’apporto della psicologia offerto dalla psicoterapeuta Anna Paola Giannelli, la quale ha fornito un approccio in punta di piedi con la nuda oggettività del testo.
L’ambito artistico è stato sviluppato per la parte antica dal prof. Saverio Scerra, della sovrintendenza beni culturali di Ragusa, il quale ha analizzato la pittura vascolare a partire dalla coppa di Duris di stile severo, datata intorno al 490-480 a.c. nella quale si può vedere Giasone risputato dalla bocca del drago, che Medea aveva con l’inganno fatto addormentare, la presenza degli elementi simbolici legati alla natura divina della figlia di Ecate, nipote del Sole, fino ai vasi italioti nei quali è presente il tema della morte: sia di Glauce, la Creusa di Seneca, sia dei figli di Medea.
Andrea Guastella ha, invece parlato della pittura contemporanea, presentando le opere di Salvo Barone nelle quali, come spiega il prof. dell’Umberto I, “si ripropone una assoluta fedeltà alla complessità della figura di Medea anche attraverso i colori, rosso e oro, che rappresentano il pathos”.
Tra le ben quarantatre diverse versioni musicali di Medea, quella di Cherubini è forse la più conosciuta. In essa, il compositore italiano ha inserito parti sinfoniche anche dove queste di solito non erano presenti, creando una autonomia della parte strumentale rispetto al libretto tratto dalla Medea di Corneille ed ispirato alla tragedia di Euripide. Afferma Mariolina Marino, che ha trattato l’argomento, “Medea, nell’opera di Cherubini, non è solo una giacobina assetata di sangue, è molto di più. È un personaggio ricco di contraddizioni e proprio questi dubbi, queste incertezze la rendono credibile”.
Dal grande cinema in cui privilegia la Medea di Pasolini, il quale “vede nell’eroina euripidea la storia di una profuga trattata in maniera ghettizzane da parte del c.d. primo mondo, da parte degli abitanti di Corinto, in primo luogo da Giasone”, come spiega il prof. Gaetano Accardi appropinquandosi ad analizzare le geometrie, le linee spaziali dei luoghi del film che distingue a seconda della naturalità, legata alla rappresentazione di Medea, e degli elementi architettonici, connessi alla civilizzazione greca, si passa alla rappresentazione teatrale, che si è svolta il pomeriggio di venerdì 8 presso il teatro Lumière, a cura della compagnia teatrale del Liceo Classico Umberto I.
Di essa, in conclusione al convegno, ha parlato il regista, Gianni Battaglia, il quale ha messo in luce le linee guida della sua direzione artistica, spiegando la sua concezione di Medea, una “donna razionale, viva, con una dignità assoluta, lucida, struggente, dolorosa, sofferente. Medea non grida mai, se non nel momento di più elevato dolore. Metterò in scena una Medea contemporanea, nostra, con schemi e linguaggio attuali, nella traduzione del Preside Giannone”.
Angela Allegria
23 maggio 2009
In www.italianotizie.it

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