3 Feb 2010

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Dannazione e salvezza nel Faust di Gounod

Dannazione e salvezza nel Faust di Gounod

Nonostante il persistere dei noti problemi degli addetti ai lavori che esprimono in uno striscione “Aiutateci a salvare il nostro Teatro”, è partita la stagione lirica 2010 del Teatro Bellini di Catania con la messa in scena del Faust, capolavoro in cinque atti di Charles Gounod diretto dal Maestro Jean Paul Penin con la regia di Francesco Esposito.

Esecuzione in lingua originale, ambientazione diversa rispetto alla visione tradizionale, voluta dal regista per sottolineare la pazzia, la disperazione dei personaggi.

Come nella opera letteraria di Goethe, è il desiderio dell’uomo di possedere la giovinezza eterna spinge il dottor Faust, ormai vecchio e malato, morente in un letto di ospedale, con sacche di sangue che gli vengono cambiate continuamente, ad invocare Mephistopheles per chiederne i servigi.

Si tratta di una invocazione spettrale: tutto è oscuro, la sola luce presente in scena è puntata su Faust (Giuseppe Varano), e lo illumina dall’alto.

A differenza della rappresentazione classica, nella quale Faust si trova nel suo studio e Mephistopheles si presenta elegantissimo, in abito scuro con il mantello dal risvolto rosso, qui l’apparizione è sostenuta sì da tutta l’orchestra, sottolineata dalle percussioni, ma Satana indossa, esattamente come Faust, ovvero un pigiama bianco a righe azzurre da ospedale, mentre la natura infermale è evidenziata dal fuoco del giocoliere circense.

All’inizio del colloquio si percepisce una certa incomunicabilità, ma alla domanda: “E che puoi fare tu per me?”, Mephistopheles risponde con un “Tutto” che convince Faust a concludere l’accordo scellerato suggellato da un brindisi.

Faust dunque torna giovane, con un servitore fedele pronto a soddisfare ogni suo desiderio, unico vincolo, restituire i servigi nell’altra vita.

Da qui comincia una “vicenda di seduzione e di traviamento che travolge il soprano (Margherita, sulla scena Annamaria Dell’Oste) a opera del tenore (Faust), a sua volta subornato dal basso (Mefistofele)”, come ebbe a dire Claudio Casini.

Ma il vero protagonista, colui che muove le fila della vicenda, colui che tiene il centro della scena è Mephistopheles, interpretato magnificamente da Francesco Palmieri, sul quale sembra scritta la parte, sia come voce, sia come presenza scenica.

Affascinante, sensuale, prodigo di lusinghe, seduttore ed ingannatore, Mephistopheles si manifesta in tutta la sua natura di essere infernale pronto a risolvere i problemi umani in cambio dell’anima.

Promette, canta, balla, fa presagi, aiuta, si gode la vita, seduce Marthe (Gabriella Bosco) aiutato dal dolce sapore del vino, riesce addirittura a far cadere in peccato Marguerite che cede all’amore di un Faust timido ed impacciato, ma guidato sapientemente da lui.

Da Faust la bella Margherita ha un figlio, simbolo evidente del suo peccato, colpa che incombe su di lei che, invano, cerca di pregare. Il tentativo è reso vano proprio da Mephistopheles che le rammenta di essere ormai dannata: “Ascolta questi clamori! / È l’inferno che ti chiama! / È l’inferno che ti segue! /È l’eterno rimorso e l’angoscia eterna / nell’eterna notte!”.

Nuovamente, al ritorno dei soldati dal fonte, Marguerite è raggiunta dalla maledizione di Valentin (Fabio Previati) in punto di morte. Il fratello, infatti, come preannunciato all’inizio da Mephistopheles, muore in un duello per salvare l’onore della sorella, ma lo scontro è truccato perché è in realtà il demone a bloccare il braccio di Valentin e permettere che questi fosse ucciso da Faust.

Merita menzione Frederika Brillembourg che interpreta Siebel, giovinetto vivace, affettuoso, gentile, innamorato di Marguerite, ma che riesce a volerle bene come un fratello: “Se la felicità ti invita a sorridere, / allora sono felice, / e provo una dolce emozione; / se il dolore ti afferra, Margherita, / o Margherita, o Margherita, / io allora piango, piango come te! / Come due fiori su uno stesso stelo, / i nostri destini seguono lo stesso corso; / delle tue sventure / mi affliggo come un fratello, / o Margherita, o Margherita / come una sorella ti amerò sempre”.

L’epilogo è tragico: Marguerite è in manicomio per aver ucciso in un attimo di follia il figlioletto, costretta in una camicia di forza, attorniata da altri alienati dallo sguardo perso nel vuoto e dai movimenti verso l’ignoto che ne condividono il destino dietro le sbarre.

Torna nuovamente il letto, simbolo di pazzia, di disperazione, nel quale durante lo snodarsi della vicenda i personaggi si sdraiano, impotenti innanzi al dramma della vita.

Stavolta però Marguerite prende in mano il suo destino allorquando, visitata da Faust che le indica una via di fuga, riconosce Mephistopheles e capisce che tutto ciò che è accaduto è stato opera sua.

Rinuncia alla fuga, sceglie di affrontare la morte ed è salva, mentre Faust, ormai vecchio e stanco, muore dannato e Mephistopheles muore con lui.

Anche qui una interpretazione registica diversa rispetto alla tradizione: Marguerite si toglie la vita puntandosi una pistola alle tempie (in questo caso si capisce che la donna è salva solo perché viene intonato un coro celeste, di per sé il gesto farebbe pensare al contrario), Mephistopheles muore nello stesso istante che muore Faust (mentre in realtà dovrebbe morire trafitto dalla spada dall’Arcangelo Michele).

Ma seppur l’ambientazione risulta inusuale, è particolare nel suo genere, attualizza un conflitto portato in musica da Gounod su libretto di Jules Barbier e Michel Carrè, diretto da un Direttore preciso, puntuale, energico, dal tocco delicato ed armonioso quale è Jean Paul Penin.

La musica è melodiosa, cantabile, sinuosa, accompagna i personaggi sostenendoli, ma anche lasciando modo di esprimere le proprie qualità canore, come hanno dimostrato abilmente la Dell’Oste e Varano, mostrando il carattere dei personaggi e la coralità dei cori.

Il suono dell’arpa già dall’inizio, l’utilizzo del triangolo, le parti cantate affidate a tratti totalmente all’oboe accompagnato dal pizzico degli archi, i cori allegri e spensierati, tutto viene a costruire l’opera messa in scena che apre la nuova stagione lirica del capoluogo etneo.

Angela Allegria

2 febbraio 2010
In www.italianotizie.it

Foto di Giacomo Orlandi

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