9 Mag 2013

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Con quella faccia da straniera

Con quella faccia da straniera

Rivoluzionaria e ostinata, tenace e caparbia, indomabile come solo un sognatore può essere, Maria Occhipinti è l’esempio lampante di come si possano cambiare le cose con coraggio, fermezza e soprattutto volontà perseverante. La sua storia, taciuta per tanti anni, è raccontata da Luca Scivoletto in “Con quella faccia da straniera”, (Pinup 2013, 63’), docufilm ricco di storia, testimonianze, documenti autentici. Una ribelle del Novecento la cui vita è vissuta appieno alla ricerca della verità, per riaffermare il proprio diritto alla parola, per urlare la propria voce.

L’infanzia triste fatta di privazioni e di punizioni inflitte da chi la considera un “cavaddu fausu”, una giumenta da lasciare a pane e acqua affinché si calmi, la sua figura di donna incinta che ferma i carri armati, il suo peregrinare per il mondo, il suo non volersi sottomettere ad un destino imposto da altri solo perché si nasce donna: sono tutte tematiche che sono analizzate in modo sottile, discreto e rispettoso da Luca Scivoletto e da Maria Grazia Calabrese che insieme hanno realizzato il soggetto.

Le musiche dello stesso regista sono deliziose, come anche la scelta di far parlare testimoni, parenti e amici di Maria, e la stessa attingendo a documenti dell’epoca e alla voce esterna di Loredana Cannata.

L’interesse di Luca Scivoletto che si è occupato dei danni derivanti dall’inquinamento da industrializzazione in “Ad Est” insieme a Milo Adami, della scoperta del vero volto della sua Modica in “Max”, si palesa anche in quest’ultimo lavoro. La lotta per il diritto alla parola, la ribellione verso la propria condizione di donna che si voleva silenziosa e sottomessa, la battaglia continua contro i pregiudizi e le ingiustizie subite tanto da lei quanto dalla figlia Marilena, il continuo peregrinare lontano da una terra che non ti vuole, sono visti attraverso due tipi di lettura: una di tipo storico-documentarista,  volta a riportare in vita una storia che per troppi anni è stata un tabù in una terra, Ragusa, che vuole dimenticare alcune storie scomode (il riferimento non è solo alla storia di Maria Occhipinti, ma anche alla vicenda Tumino-Spampinato), un’altra di tipo sociologico-evolutivo, in quanto oggi le lotte di Maria Occhipinti sono più che mai attuali, si pensi all’acqua pubblica, al no Muos.

Ancora una volta Luca Scivoletto si mostra all’altezza delle aspettative, approfondisce un tema a lui caro, familiare, lo offre in lettura al pubblico fornendo allo spettatore alcuni spunti, chiavi di lettura di un caso complesso, affascinante e ricco di insegnamenti, una pagina di storia che andava recuperata per non dimenticare una ribelle del novecento, una donna che ha lottato per essere tale.

Angela Allegria
Aprile 2013
In Il clandestino

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