14 Feb 2011

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Variabili discrete

Variabili discrete

Variabili discrete è un esperimento che nasce da una curiosità: scoprire come il tempo cambia la nostra sensibilità rispetto alla vita o dimostrare il contrario. La giovinezza dovrebbe renderci impulsivi e vivaci, l’età dovrebbe regalarci l’esperienza degli errori e la saggezza della riflessività: ma è davvero così? Per scoprirlo abbiamo posto la stessa domanda a cinque donne e a cinque uomini di età diversa, dai 20 ai 70 anni. E, con grande sorpresa, abbiamo ottenuto di trasformare anche il tempo in una…variabile discreta.
“Poi aspettando vidi venire su dalla valle un aquilone, e lo seguii con gli occhi passare sopra a me nell’alta luce, mi chiesi perchè, dopotutto, il mondo non fosse sempre come a sette anni. Ragazzo, uno non chiede che carta e vento, ha solo bisogno di lanciare un aquilone”.
Così Elio Vittorini scriveva nella sua Conversazione in Sicilia, viaggio simbolico nella terra dell’infanzia, in quell’età che celebra la certezza e la speranza. Forse in quegli anni il nostro mondo non è stato davvero così tenero e così vivo, ma la nostra memoria lo dipinge di tinte celesti. Perché, da grandi, non abbiamo più il coraggio di lanciare gli aquiloni?

Angela Allegria 27 anni Giornalista
La forza del ricordo ci permette di far emergere solo i pensieri belli, quelli azzurri, occultando le tristezze e tutto ciò che ci ha fatto male ed è forse a causa delle delusioni passate che non vogliamo ricordare che spesso si attenua la spontaneità dei gesti, si cancella lo stupore delle piccole cose come la gioia che abbiamo provato da bambini nel far volare un oggetto semplice come un aquilone. Chi ha il coraggio di rimanere spontaneo come il fanciullino di Pascoli, è oggi ritenuto colpito dallla sindrome di Peter Pan considerata dalla società una macchia ignominosa. Eppure se riuscissimo ad essere meno falsi, meno esigenti, se riuscissimo a prendere sempre il bello delle cose, forse non riusciremmo ad essere un pò più felici? –

Melania Firrito 35 anni Presidente dell’Associazione “Piccolo Principe”
Credo che il motore di tutto sia il “desiderio”. Costruire qualcosa ci entusiasma, ci motiva, ci porta a ricercare e scoprire, nel nostro impegno quotidiano, la gioia dell’erba che cresce, di una nuova piccola conquista che affermi la propria singolarità. E nel tempo la scommessa più grande con noi stessi, diventa riuscire a sostenere le nostre passioni perché non muoiano in noi e con noi ma si trasmettano e contagino gli altri della sola malattia della quale vale la pena ammalarsi: il desiderio di rinascere ogni giorno una seconda volta.

Sonia Migliore 48 anni Consigliere comunale Ragusa
Quando i cieli sono blu, volano gli aquiloni, sormontano le praterie , sfidano i venti, le nubi e le piogge. Quando poi si spengono le luci, calano le ombre e si smorzano le illusioni, cadono gli aquiloni come macigni: ma ad occhi chiusi essi volano ancora, vanno sopra le nuvole, volano senza vento, non si vedono, ma volano. Qauando il coraggio della speranza si tesse sulla trama delle certezze, infuoca le passioni e riaccende i sogni: allora gli aquiloni volano per sempre. Si muore piano solo quando non si ha il coraggio di vivere.

Marisa Scivoletto 50 anni Insegnante
Gli aquiloni volano ancora, il mio lo faccio volare ogni giorno e sempre più in alto, tutte le volte che la vita mi schiaccia, tutte le volte che mi faccio male, perchè Qualcuno mi fa male. Alzo gli occhi al cielo, trovo un buchino fra le nuvole e guardo l’azzurro ed è proprio lì che il mio aquilone vola, e allora ricomincio da zero. E credo che tanti come me lanciano gli aquiloni ogni giorno, e ricominciano a sognare, a sperare. Forse ci vorrebbe un po’ più di coraggio per dire a tutti che si può tornare a lanciare gli aquiloni e basta ogni tanto fare silenzio per sentire il fruscio dei fili, alzare gli occhi e vederne i colori. È possibile, parola di Donna.

Giovannella Spina Barbagallo 62 anni Presidente Moica Ragusa
Da grandi il mondo è fatto di sovrastrutture che a volte tendono ad impedirti la libertà di cercare la felicità anche con un semplice pezzo di carta da far volare in alto con il vento. Siamo una società condizionata dalle ipocrisie sociali e anche l’età adulta fa morire i sogni che sono liberi di volare e svolazzare nell’età giovanile. Secondo me ci si divide in due, da una parte chi è vittima dell’ipocrisia sociale e dunque organizza la propria vita in modo da non essere liberi di agire, e dall’altra parte chi invece nel momento in cui dice la verità in faccia a tutti, si sente davvero libero. Il coraggio di assumere le paternità delle proprie azioni è la cosa più importante. Solo in quel momento si è liberi e si può continuare a volare come un aquilone.

Bartolo Lorefice 27 anni Giornalista
Occorre sforzarsi di vedere il mondo con gli occhi dei bambini. Spesso, ci trinceriamo dietro ruoli ed etichette piu’ o meno istituzionali (l’assessore, il consigliere, il segretario di partito, il giornalista, ecc.), tentando di avvicinarci il piu’ possibile a stereotipi che la società ha costruito per noi. Invece occorre mantenere una “dimensione infantile” anche da adulti, approcciarsi alle piccole cose della vita con l’innocenza e lo stupore dei bambini, godere delle piccole gioie quotidiane, di un sorriso, di una telefonata da parte di una persona cara che non sentivamo da tempo, di una pacca sulla spalla, di un raggio di sole. Viceversa, la vita diventa un insostenibile trantran tra automi grigi e insensibili.

Francesco Lucifora 34 anni Sociologo d’arte e curatore indipendente
Non sono sicuro che sia una questione di coraggio ma di tentativi e di sogni. Lanciare gli aquiloni è una parte importante del mio lavoro e dunque il mio orizzonte ideale è un cielo pieno di aquiloni colorati che volano sulla testa della realtà. Credo che ogni aspetto del mondo, oggi più di ieri, parli di un’esistenza vissuta con i piedi ben saldati per terra e lo spazio dei sogni si restringe man mano che si cresce. Non hai ancora finito di essere bambino e già inizi a conoscere i concetti di obiettivo, scopo, fine, concretezza. Scegliere di lanciare aquiloni in età adulta significa andare contro ad alcune tacite regole umane non scritte. Ecco perché il sogno diventa soltanto qualcosa di poetico quando invece è una cosa del tutto umana. Nel frattempo si sono formate le schiere di adulti che tengono i fili degli aquiloni sul serio e chi fa volare un aquilone per gioco non è attendibile, è strano e invidiato. La gente ha paura di tenere i fili per gioco, o li tiene sul serio o niente e nel niente non esistono aquiloni. Non sappiamo più se identificarci con il filo, la carta e con il vento.

Ezio Castrusini 45 anni – Vice coordinatore PD Modica
Gli aquiloni volano sempre dentro di noi, non li vediamo, non li percepiamo perché forse sommersi dalle ansie del vivere quotidiano o tacitati dall’appartenere ad una età che riteniamo passata e in cui non vogliamo più riconoscerci perché non la riteniamo più nostra, ma ci sono. E ogni volta che ci stacchiamo dalla realtà e incontriamo noi stessi, torniamo ad averli in mano.

Tino Iozzia 59 anni Giornalista
Gli aquiloni mi ricordano i campanili delle chiese di campagna. Da bambino, nei libri di scuola, mi incuriosiva, e mi affascinava, l’immagine di un bambino che, davanti alla chiesa, faceva volare, felice, il suo aquilone. Non mi chiedevo perché il ragazzino sorridesse. Era felice, e basta. Ora, rivedendo, dopo tanti anni, quella pagina del “sussidiario” tra le pagelle delle elementari, mi sono subito chiesto perché il bambino sorride. Eppure, si vede che è felice. Forse, adesso, ci hanno fatto venire la voglia di scavare nell’anima degli altri, per sapere sempre di più e mettere a nudo i sentimenti, non solo i nostri. Certo, abbiamo imparato tante cose in questi anni. Ma abbiamo strappato la carta per fare il nostro aquilone.

Enzo Ruta 62 anni Regista
Per il lavoro che ho svolto, di insegnante, l’infanzia per me è stato pane quotidiano, e noto che oggi stiamo facendo di tutto per adultizzare i bambini. Stiamo rubando la più bella età della loro vita. Per quanto mi riguarda il fanciullino che è in me trova spazio e ascolto, e ancora oggi ho la capacità di stupirmi di fronte alle cose del mondo, ma anche di indignarmi.

Concetta Bonini
Ottobre/Novembre 2010
In Freetime

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