5 Apr 2011

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Il mistero di Salvatore Giuliano

Il mistero di Salvatore Giuliano

La vicenda di Salvatore Giuliano e la strage di Portella della Ginestra, primo mistero d’Italia, sono ancora irrisolti. Si fanno supposizioni, si cerca negli archivi, eppure mai come adesso si può essere tanto vicini alla verità e tanto lontani da essa. Le dichiarazioni di Giuseppe Sciortino Giuliano, nipote del bandito di Montelepre le cui gesta, spesso romanzate, fanno pensare ad una sorta di Robin Hood siciliano, mettono in dubbio addirittura l’identità del cadavere trovato il 5 giugno 1950 a Castelvetrano, nel cortile Di Maria. Il cadavere è stato riesumato per procedere all’analisi del Dna, ma ancora ad oggi l’esito non è stato reso pubblico. La nomina dei periti, Renato Biondo, biologo del Gabinetto di polizia scientifica di Roma, e Francesco De Stefano, direttore del dipartimento di Medicina legale dell’università di Genova, è stata disposta il 26 novembre 2010 dalla Procura della Repubblica di Palermo che ha aperto un’inchiesta per omicidio e sostituzione di cadavere, ipotizzando che quello sepolto a Montelepre non sia il corpo di Giuliano.
Tutta la storia di Salvatore Giuliano è un mistero. Ne parliamo con Giuseppe Casarrubea, storico, il quale si è occupato della vicenda in modo approfondito.
D: In un tuo articolo scritto con Mario J. Cereghino, “Salvatore Giuliano ed i quattro dell’Ave Maria” metti in luce i collegamenti di Giuliano con i Servizi Segreti (Stern, Wilson Morris, Maria Cyliacus), ma allo stesso tempo l’attenzione si pone su un incontro fra questi tre personaggi e Lucky Luciano all’Hotel delle Palme. Cito testualmente “Di una isola diventata il baricentro dell’eversione nera, dell’anticomunismo e della sperimentazione in vitro del progetto antidemocratico che si trascinerà in Italia per i successivi sessanta anni”. Ed infatti tutti i grandi misteri italiani partono da Portella. Perchè?
Perchè ancora oggi non si sa la verità su quei fatti?
R: La verità sui quei fatti credo l’abbiamo acquisita dopo quindici anni di studio e di scavo in archivi di mezzo mondo. Spesso i giornalisti ricorrono alla parola “mistero” per mantenere alto nell’opinione pubblica il senso dell’ignoto che, come tale, esercita sempre un suo fascino. Ma la realtà nuda è diversa. Portella fonda l’archetipo stragista italiano. Ha in sé tutte le caratteristiche delle stragi successive: negazione dell’esistenza dei mandanti o insufficienza di informazioni circa la loro identificazione obiettiva; inafferrabilità dei veri responsabili; impunità; coincidenza delle stragi con eventi di particolare significato per la storia nazionale, ecc. Sciascia disse: lo Stato non può processare se stesso. Il coinvolgimento diretto di esponenti dello Stato nella commissione di stragi è un altro filo conduttore dell’uso politico che si è sempre fatto delle stragi. In questo contesto Giuliano è un elemento di rilievo perché si presta prima a farsi inquadrare nei movimenti paramilitari del neofascismo, sotto la copertura dell’Evis e dopo a barattare i suoi “servizi” con contropartite personali.
D: In questi giorni si aspetta l’esito dell’esame del Dna sul corpo di Salvatore Giuliano. C’è chi pensa che il cadavere ritrovato nel Cortile Di Maria non fosse quello del bandito di Montelepre. Da dove sorgono i dubbi?
R: Sono parecchi e dipendono dalle stesse fonti ufficiali dell’epoca: ad esempio il falso rapporto dei carabinieri sul conflitto; la falsa autoaccusa di Gaspare Pisciotta di essere stato lui l’assassino di Giuliano, le discrepanze nelle foto scattate all’epoca, le varie testimonianze rilasciate nel tempo da vari soggetti, etc.
D: Tu personalmente cosa ne pensi?
R: Che i conti non tornano. Basta usare un po’ la testa e non l’istinto.
D: Di recente hai querelato Giuseppe Sciortino Giuliano. Quali sono le ragioni che ti hanno spinto a farlo?
R: Ha reso, come è solito fare, affermazioni false e calunniose contro mio padre. Dirigente comunista caduto per le sue idee in un agguato che secondo i giudici di Viterbo e della seconda corte di Appello di Roma, quella notte del 22 giugno 1947, fu organizzato da Pasquale Sciortino, il padre di questo signore.
D: Si parla della presenza di Giuliano a Ragusa (e anche a Modica). E’ possibile o si tratta solo di leggende metropolitane?
R: Giuliano è presente, stando ai documenti in nostro possesso in molte parte dell’Italia. Quindi è possibile che si trovi anche a Ragusa. Del resto, dopo la strana uccisione di Canepa, è lui ad essere nominato “colonnello” dell’Evis.
D: Tornando all’identità del cadavere che è stato riesumato. Se si accertasse che non si trattasse di Salvatore Giuliano come cambierebbe la storia della Sicilia e dell’Italia in generale?
R: In questa ipotesi bisognerebbe che l’Fbi facesse delle ricerche per accertare dove sia andato a finire questo capobanda. Evidentemente le complicità istituzionali di quei soggetti che avevano voluto la guerra contro la “canea dei rossi” sarebbero gravissime. Tanto più se si dovesse scoprire che qualche elemento, tra loro, è ancora in vita.

Angela Allegria
Marzo 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno

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